Sono passati ormai diversi giorni dal mio ritorno dal Kosovo, ma meglio tardi che mai!

E' stato un viaggio molto interessante, anche aldilà dell'obiettivo primario, cioè organizzare il campo estivo di Agosto; da questo punto di vista ci siamo portati a casa un po' di confusione (e delusione) in realtà , perchè abbiamo scoperto che a Bishtazhin vengono già due suore di S. Basilio durante l'anno, fanno il catechismo, attività, animano la Messa (coro dei bambini alle 9 e dei giovani alle 11!! meglio delle nostre parrocchie!!). Ora queste suore hanno la casa in paese vicino, ma dicono di avere accordi con il Vescovo per venire lì.. mentre il prete sembra essere contrario.. Mah. Comunque ormai quest'estate andiamo, cercheremo di fare del nostro meglio, si vedrà poi per il futuro.

Dicevo comunque, aldilà di questo aspetto "tecnico" mi ha interessato molto entrare a contatto con una realtà così particolare, così importante nell'attuale panorama internazionale. Il Kosovo infatti è ancora, teoricamente, una regione della Serbia, che da tempo chiede l'indipendenza; ma con l'intervento massiccio dalle Nazioni Unite, di fatto si può dire uno Stato vero e proprio. I serbi ormai sono pochissimi (dicono 8%), scappati per l'odio etnico che si è generato, la quasi totalità della popolazione è albanese (anche se i rapporti con l'Albania sembrano essere zero..). Il governo di Belgrado (serbo) non controlla più nulla: esiste una specie di "governo di transizione", controllato dall'UNMIK (United Nations Mission In Kosovo), hanno i passaporti UNMIK, ed anche sul nostro passaporto hanno messo i timbri UNMIK.. Di fatto, non siamo in Serbia, ma in Kosovo, o meglio, nell'UNMIK...

Per quanto riguarda la religione, la maggioranza è musulmana; i cattolici sono solo il 3%. Qualche hanno fa sono stati distrutti molti monasteri ortodossi, ma ho capito solo dopo che non si trattava di odio religioso, ma etnico: infatti, gli ordodossi sono identificati come serbi! Ed in effetti lo sono: nel monastero di Decan, che abbiamo avuto la fortuna di visitare, protetto da militari italiani della KFOR, tutto è scritto in lingua serba, con caratteri slavi.

I tre giorni sono comunque stati belli. Abbiamo anche partecipato a due feste, di stile totalmente diverso, una per la "prima Messa" di un prete kosovaro, l'altra per i due anni dall'inaugurazione di una grande scuola dei gesuiti, a Prizren: uno spettacolo, rispetto poi alla scuola statale, che ci hanno detto essere un cattive condizioni, a partire dai miseri stipendi degli insegnanti (300 euro), che si riflette in scarsa motivazione... Ad ogni modo, i problemi sociali sicuramente ci sono, ma rispetto all'Albania è un Paese che ha grandi speranze, anche grazie ai cospicui aiuti, anche pratici per la ricostruzione, dai militari internazionali.